martedì 31 luglio 2012

Recensioni: Hunger Games Recap Challenge

Accogliendo la "sfida Hunger Games Recap Challenge  " del blog Reading is Believing  pubblico la recensione della saga completa degli Hunger games, sperando di farvi innamorare di questa saga come lo sono io!!!

“Signore e signori, che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!”

In un futuro post-apocalittico che non definirei troppo lontano, nel Nord America è sorta una nazione nota con il nome di Panem, suddivisa in distretti, chi ricchi e opulenti, chi poveri e degradati, con al centro Capitol City, sede del potere e dell’oligarchia. Ogni anno da ogni distretto vengono estratti due ragazzi tra i dodici e i diciotto anni per sfidarsi in un reality all’ultimo sangue. L’ultimo che riuscirà a sopravvivere alla fame, alle calamità, agli avversari sarà il vincitore. Questo “gioco” servirà da monito a tutti coloro che avvertono il desiderio di ribellarsi al potere di Capitol city. Katniss fa parte del distretto 12 e si offrirà volontaria nel momento in cui verrà estratto il nome di sua sorella. Nell’arena cambierà il corso del suo destino e di tutti coloro che la osservano.
Ho avuto la grande pazienza e costanza di aspettare la pubblicazione in italiano dell’ultimo volume prima di cominciare a leggere la saga ed è una decisione che sì mi è costata fatica ma non rimpiangerò mai. Il poter leggere la trilogia come una sorta di unico volume mi ha dato la possibilità di analizzarla a fondo e poter cogliere molte delle sfumature che dilazionando la lettura nel tempo mi sarebbero potute sfuggire.
Il POV della storia è quello di Katniss una ragazza del Distretto 12, il distretto dei minatori praticamente il più povero di Panem e forse per questo il meno controllato, ciò ha permesso alla sua popolazione di ritagliarsi un angolino quasi felice in cui poter vivere pur con tutte le privazioni e regole ferree che una oligarchia impone. Katniss, pur essendo poco più che una ragazzina si è già assunta l’onere di badare alla propria famiglia dopo la scomparsa del padre in un incidente in miniera e la successiva depressione e catatonia della madre. Per amore della sorellina impara a cacciare di frodo e vendere di contrabbando fino al sacrificio supremo offrirsi come vittima sacrificale nell’arena al suo posto. La ragazza che incontriamo nel primo volume è una cacciatrice, fredde e razionale il cui unico scopo è ritornare a casa dalla sua famiglia che non può sopravvivere senza di lei. Deve viver per loro ed in virtù di ciò non è disposta a guardare in faccia a nessuno.

“Anche tu. E tu hai più esperienza. Esperienza concreta” dice “ sai come si uccide.”
“Non la gente” ribatto.
“Ma c’è poi tanta differenza?” chiede Gale in tono grave.
La cosa spaventosa è che, se riesco a dimenticare che si tratta di persone, non ci sarà proprio alcuna differenza.

L’incontro con Peeta, l’altro tribuno del distretto 12, però la destabilizza. Peeta dichiara di amarla e di essere disposto a morire pur di vederla vivere. Katniss accetta ciò in funzione del gioco ma quando si rende conto che per Peeta è vero, ecco che vediamo le sue difese creparsi e cedere.

Non riesco a evitare un confronto tra quello che c’è tra me e Gale e quello che fingo ci sia tra me e Peeta.[…] Un bisogno reciproco di sopravvivenza ha fatto incontrare me e Gale. Io e Peeta, invece, sappiamo che la sopravvivenza dell’altro significa la propria morte. Come si sfugge a una cosa del genere?

Il primo libro si conclude con uno scontato lieto fine. I due amanti riescono a sopravvivere all’arena nel pieno giubilo del pubblico, ma Katniss non riesce a portare avanti la finzione, almeno con Peeta. Inoltre la loro vittoria diventa un simbolo della debolezza di Capitol city, due ragazzi sono riusciti a raggirare le regole imposte. Cosa potrebbe fare un’intera popolazione in rivolta.?

Il secondo libro “La ragazza di fuoco” si apre con i preparativi delle nozze tra Katniss e Peeta, una messinscena messa in atto al fine di placare i venti di rivolta che la loro vittoria ha contribuito da alimentare tra i diversi distretti.  Purtroppo si rivelano inutili e Capitol city decide di risolvere a suo modo il problema. Alla vigilia della 75° Edizione degli Hunger Games, l’edizione della memoria annuncia che saranno i vincitori delle passate edizioni a scontrarsi nell’Arena affinchè il popolo possa ricordare che:

Anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City.

All’apprendere la notizia Katniss si dispera, già una volta ha ucciso e lottato per restare viva e tornare a casa dalla sua famiglia e da Gale, ha avuto la sua occasione, adesso decide che chi tornerà indietro dovrà essere Peeta, volente o nolente. Ma non sa che c’è chi si adopererà per tenere in vita lei, perchè lei è la Ghiandaia imitatrice, il simbolo della rivolta. Solo lei potrà tenere insieme i distretti nella sfida a Capitol City.
In questo volume Katniss inizia a perdere se stessa, all’inizio degli Hunger Games sapeva perfettamente chi era lei, una cacciatrice, una sorella, un’amica fidata. Adesso invece le vengo assegnati dei ruoli in cui stenta a riconoscersi, prima una vincitrice, poi una fidanzata ed infine un simbolo per un intero popolo. Ma di certo non è quello che Katniss voleva per se stessa. Durante la narrazione la seguiamo in questa trasformazione che la spaventa e che non riesce ad accettare, assistiamo a incontri, indizi, avvenimenti che dovrebbero metterla in guardia, farle capire cosa sta succedendo ma che lei non riesce a cogliere o non vuole, perché il suo unico desiderio e tornare in una casupola a condividere un semplice pasto con le persone che ama.

E’ un bel po’ di roba da digerire, questo piano intricato nel quale io ero solo una pedina, esattamente come avrei dovuto esserlo negli Hunger games. Usata senza il mio consenso, senza che nemmeno lo sapessi, almeno negli Hunger games sapevo che stavano giocando con me. I miei cosidetti amici avevano un sacco di segreti.

Katniss riesce a sopravvivere a questa nuova arena a discapito però di molte vite, sacrificate proprio affinchè lei resti in vita, affinchè possa continuare a d essere lo stendardo da seguire. Un’enorme esplosione devasta l’arena, Katniss viene fatta fuggire verso il distretto 13 mentre Peeta viene catturato da Capitol city. E’ proprio questo avvenimento che fa sì che Katniss riesca a mettere a nudo la sua anima, Peeta era diventato il suo punto fermo, la sua ancora, la sua parte complementare senza che neanche lei se ne accorgesse, ed adesso la sua assenza la lacera e la distrugge. Katniss finisce in pezzi, pezzi che nell’ultimo libro cercano faticosamente di essere rimessi insieme.
La vicenda si sposta nel Distretto 13, distretto che si credeva distrutto durante l’ultima ribellione ma che ha continuato a “propserare”, se così si può dire, nel sottosuolo in attesa del momento di riscattarsi e poter prendere il potere. Portavoce e simbolo del distretto 13 e la presidentessa Coin che non fa mistero di disprezzare Katniss e il suo gruppo, ma non può fare a meno di lei. Quindi Katniss è nuovamente manovrata. Persone diverse, stessi intenti alla fine.

Prima ci sono stati gli Strateghi, che hanno fatto di me la loro star e poi sono stati presi dalla frenesia di rifarsi per quel pugno di bacche velenose. Poi il presidente Snow, che ha cercato di usarmi per spegnere le fiamme della ribellione con il solo risultato di far diventare incendiaria ogni mia mossa. Dopo ci sono sati i ribelli, che mi hanno intrappolata in un artiglio di metallo per prelevarmi dall’arena, mi hanno eletta a loro Ghiandaia Imitatrice e infine sono stati costretti a incassare il colpo di fronte alla possibilità che non desiderassi affatto quelle ali. E adesso la Coin, con la sua manciata di preziose armi nucleari e la macchina ben oliata del suo distretto, scopre che preparare una Ghiandaia Imitatrice a svolgere il proprio ruolo è persino più difficile che catturarne una. Ma lei è stata la più veloce a capire che ho un mio piano personale e che quindi non ci si può fidare di me. Lei è stata la prima a bollarmi pubblicamente come una minaccia.

La rivolta scoppia cruenta tra i distretti fino a giungere al cuore di Capitol city ed alla cattura del suo simbolo, il presidente Snow, ma nella corsa alla celere conclusione della rivolta molte cose e vite vengono sacrificate. A Peeta viene fatto il lavaggio del cervello tanto da non essere in grado di riconoscere più il sogno dalla realtà, gli amici dai nemici, il vero dal falso. Katniss è diventata un suo nemico, la persona da uccidere. Gale, l’amico fidato, onesto e sincero, diviene uno stratega capace di creare bombe che scoppiano in ritardo in modo da ferire i soccorritori. Prim la sorellina di Katniss muore proprio a causa di una di queste bombe.  Tutto ciò distrugge completamente Katniss spingendola in una spirale di autodistruzione e follia.
E’ nelle ultime pagine, quando ormai l’oscurità del cuore di Katniss è totale, che trovo quel barlume che spinge lei e me stessa a credere ancora a qualcosa, alla speranza di un miglioramento, alla possibilità di un’evoluzione dell’essere umano che lo spinga ad essere una persona migliore.

Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella.

La trilogia è entusiasmante ed è una lettura che consiglio caldamente a tutti quelli che iniziano ad affacciarsi al genere distopico.
Le tante sinossi che si possono trovare in rete definiscono Katniss come la protagonista della trilogia. Non è vero, è una pedina, il pezzo di una  scacchiera, un pedone sacrificabile in un gioco più grande, che viene mandato avanti per fare da esca.
La vera protagonista è la società, così simile alla nostra, che si accontenta, così come lo sapevano i Romani, e così come viene citato nel libro, di Panem et Circenses (Pane e divertimenti). Non solo gli abitanti di Capitol City, ma anche gli abitanti dei distretti, finchè ognuno poteva avere la sua razione di cibo e di spettacolo, senza che questo andasse a influire direttamente sul suo modo di vivere, nessuno ha trovato nulla da ridire o da condannare, almeno apertamente. Neanche gli Hunger games risultavano tanto malvagi, a patto che non coinvolgessero un familiare. Una volta spenti i riflettori e calato il sipario, la vita avrebbe continuato a procedere immutata fino al prossimo spettacolo.
La stessa cosa possiamo dirla rivolta alla nostra società. In televisione vediamo immagini tremende di bombardamenti, guerre, popolazioni affamate, attentati, terremoti, alluvioni. Sul momento le immagini ci sconvolgono, ci fanno pensare, ma una volta spenta la tv o cambiato canale, tutto finisce lì perché è lontano da noi e dal nostro quotidiano. La maggior parte di noi è diventata cinica, insensibile, quasi anestetizzata alle brutture del mondo, ed è una cosa che mi fa tremare perché sono la prima a inserirmi in questo gruppo.
Gli abitanti di Panem si ribellano solo perché ad un certo punto vedono qualcuno che sovverte le regole, mette in discussione ciò che fino ad allora era stata pratica comune. In questa confusione è il distretto 13 a farsi avanti. Nascosto nel sottosuolo da 75 anni  a prosperare, se così si può dire, coglie l’occasione propizia per imporre il proprio potere. Ed i distretti non si rendono nemmeno conto di essere diventati nella loro ricerca di libertà, nuovamente delle pedine da manovrare.
Il lettore vive la rivolta con gli occhi di Katniss, gli occhi di una ragazza che per uno strano scherzo del destino si è ritrovata a essere centro della rivolta, ma il suo modo di pensare e di viverla è quella di una persona figlia della società di Panem. Fintanto che le persone che amava si trovavano al sicuro per lei non c’era nessun problema a continuare a vivere come aveva sempre fatto, anche sotto il giogo della dittatura di Capitol City. Il metter in discussione il potere e successivamente la rivolta, fino ai suoi stessi alleati, la portano in un vortice di autodistruzione che la conduce sull’orlo della follia. Contribuiscono alla sua follia anche le vari morti che si succedono a velocità impressionante nell’assalto alla città, difficili da accettare, ma inevitabili in una ricerca di cambiamento e libertà che la rivolta porta con sé.
I personaggi che incontriamo sono reali e vivi proprio perché imperfetti, descritti con le loro paure, le loro debolezze. La stessa Katniss non è la solita protagonista piena di ideali e coraggio, nei momenti più difficili si nasconde, rannicchiandosi in un angolo, in un armadio sperando che possano passare senza un suo coinvolgimento.
Haymitch con le sue intemperanze, il suo debole per la bottiglia, è in realtà un uomo arguto, sorprendente per certi versi ma anche così dannatamente umano. Cinna e i suoi meravigliosi vestiti che rispecchiano la metamorfosi di Katniss da innocente fanciulla a ghiandaia imitarice. Peeta che a dir la verità non mi ha entusiasmato nei primi due volumi salvo poi riscattarsi nell’ultimo, in cui ha mostrato, forse grazie al lavaggio del cervello, una personalità forte e complessa come e più di katniss.
Grande simbolo ed emblema di questa saga è la ghiandaia imitatrice. Ho pensato spesso al perché venisse scelto proprio questo uccello come simbolo della rivolta e come copertina dei romanzi. E poi ci sono arrivata. La ghiandaia imitatrice è un incrocio tra la ghiandaia chiacchierona, un ibrido creato da Capitol city per spiare i ribelli ma che gli si è ritorto contro e un mimo, un uccello libero di crescere nei distretti. La ghiandaia è il simbolo della possibilità di fuggire al controllo degli oppressori, di coloro che pensano di possederci e non sanno che in realtà la nostra forza e volontà ci permetterà di  volare liberi.

L’uccello, la spilla, la canzone, le bacche, l’orologio, il pane tostato, il vestito consumato dal fuoco. Io sono la ghiandaia imitatrice. Quella che è sopravvissuta nonostante i piani di capitol city. Il simbolo della ribellione.

Voto: 5/5 (Assolutamente da non perdere)

2 commenti:

  1. Bravissima Lara! Finalmente mi sono presa un attimo per leggerla... e mi hai fatto venire una gran voglia di rileggere tutto!!
    Non vedo l'ora di avere il dvd! Purtroppo in america uscirà a giorni... noi invece dobbiamo aspettare metà settembre... che ingiustizia :(

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  2. anch'io sto aspettando il dvd, anche perchè il film non l'ho visto al cinema, non ho trovato nessuno che veniva con me e andare da sola non mi piaceva!!!!! spero proprio che non mi deluda dopo tanta attesa!!!!

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