mercoledì 11 aprile 2012

Recensione: I love mini shopping di Sophie Kinsella


I love mini shopping
Sophie Kinsella
Mondadori (numeri primi)
€ 13,00
384 pg

Becky Brandon (nata Bloomwood) era convinta che essere madre fosse una passeggiata, ma naturalmente deve ricredersi. Ora che la piccola Minnie ha due anni è a dir poco un uragano, specie quando entra nei negozi afferrando tutto ciò che vede al grido di «Miiiio!», e sembra avere già le idee molto chiare in fatto di shopping. Da qualcuno deve avere pur preso... Becky esclude che sua figlia sia una bambina viziata, anche se in realtà non sa come fare con lei. E, messa alle strette, deve ammettere che forse ha ragione suo marito Luke: c'è proprio bisogno di una supertata come quelle dei reality televisivi... I love mini shopping è un fuoco di fila di gag e situazioni esilaranti in cui ancora una volta Becky trionfa grazie alla sua carica di verve, incoscienza e simpatia.

Per chi non conoscesse la serie I love shopping ecco un breve riassunto di tutti e cinque i volumi precedenti. Becky Blomwood è afflitta da shopping dipendenza, incapace di resistere al richiamo delle carte di credito, le prosciuga fin oltre il limite al fine di possedere oggetti di cui dimentica l’esistenza dopo circa tre secondi. In questa corsa sfrenata allo shopping si fidanza (con Luke, un bel tipo se non fosse così ossessionato dal lavoro), va a vivere a New York poi ritorna a Londra, si sposa, scopre di avere una sorellastra e rimane incinta, tutto questo finendo sempre per cacciarsi in una serie interminabile di guai e complicate situazioni, uscendone alla fine per il rotto della cuffia. Questo libro, il sesto della serie, non fa eccezione. Becky Brandon (nata Blomwood) è alle prese con la piccola Minnie, la figlia, che sembra avere ereditato la passione per la possessione della madre, un marito con il naso infilato costantemente in un BlackBerry e impegnato a risolvere l’ennesima crisi lavorativa a cui organizzare una festa di compleanno a sorpresa, la ricerca di una casa in cui vivere per poter finalmente lasciare la casa paterna con buona pace dei genitori di lei. Tutto ciò in piena crisi economica. Il personaggio di Becky, che nel primo libro mi faceva sorridere con la sua noncuranza e la mancanza di rispetto per il denaro e i direttori di banca e agenzie di credito, libro dopo libro mi è diventato decisamente antipatico. Come è possibile che ogni volta riesca a cacciarsi in situazioni via via sempre più improbabili per poi trovare qualcuno sempre pronto ad aiutarla a venirne fuori? Possibile che nessuno riesca a porle un freno? Arrivata al sesto volume una riflessione è stata d’obbligo: perché se mi sta così antipatica continuo a leggere le sue avventure? Quindi ho esaminato più a fondo il personaggio di Becky ed il perché riesca in un modo o nell’altro a cavarsela, soprattutto con l’aiuto di amici da cui è sempre circondata. Possibile che a nessuno sia ancora venuta voglia di strozzarla?

In realtà Becky è generosa, pur ossessionata dall’esigenza di acquistare cose, possedere tutto quello che vede nei negozi di nuovo e sfavillante, non è egoista o dura di cuore, come questo comportamento farebbe presagire. Alla sua famiglia, ai suoi amici, alle sue clienti, anche ai ragazzini che bussano alla sua porta pronti a tirarle un bidone, lei dà tutta se stessa. Dai suoi più improbabili acquisti ai capi firmati, fino al suo cuore, alla sua amicizia, alla sua disponibilità. Non si tira indietro quando si tratta di difendere i suoi amici, il suo figlioccio, la sua sorellastra, le sue clienti ma anche le persone che meno sopporta, come la suocera Elinor. Questa apertura verso gli altri, la sua sincerità disarmante, la sua ingenuità, fanno sì che tutti siano disposti a sostenerla ed aiutarla quando si trova in difficoltà. E’ questo aspetto di Becky che, al di là del disappunto che suscita la sua superficialità, ci permette di amarla e continuare a leggere di lei.
La Kinsella quindi con I love mini shopping ci regala l’ennesimo episodio della vita di Becky tra situazioni surreali e avvenimenti paradossali e buffi, capaci di strappare molte volte un sorriso, e nonostante il volume risenta un po’ della lunghezza della serie e anche della ripetitività dello schema della storia, sono pronta a scommettere che tra non molto incontreremo di nuovo Becky alle prese con un’altra delle sue avventure. In fin dei conti sta per trasferirsi a Los Angeles, vogliamo forse perderci il suo shopping oltreoceano tra le stelle di Hollywood????

Okay. Niente panico. Ho la situazione sotto controllo. Sono io Rebecca Brandon (nata Bloomwood), l’adulta. Non la mia bambina di due anni.

Voto: 3/4 (Piacevole passatempo)

Nessun commento:

Posta un commento